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Un cavallo per la strega (1962)


È un libro che mi ha lasciata perplessa, perché l’idea di fondo, che non posso dire per non spoilerare, mi piace molto, racchiude un sogno perverso di malvagità molto raffinato, ma la mancanza di un investigatore “forte” riduce il ritmo e fa perdere grinta alla narrazione. Agatha, infatti, sfodera di nuovo il giovane intellettuale e la giovane dai capelli ramati che si incontrano, indagano insieme e si innamorano, perfetti e scontanti, mentre la polizia indaga dietro le quinte dimostrandosi molto più preparata del solito.

Dovrebbe essere un romanzo sulle apparenze, costruito intorno al fascino della magia nera, della figura della strega che decide vita e morte, ma si perde nelle ambientazioni differenti, una parte delle cose succedono a Londra, un’altra in campagna.

E se una componente fondamentale della trama sarà proprio la necessità di allontanare, confondere, nascondere i legami, dall’altro lato proprio queste idee la dilatano rendendola a tratti noiosa e fuori fuoco. E’ comunque un buon libro proprio per l’idea che lo ispira, e per questo consiglio di leggerlo, ma senza troppe aspettative e concentrandosi magari un po’ di più per riscoprire sfumature troppo sottili per essere apprezzate con una lettura superficiale e frettolosa.

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