Chi da bambino non ha sognato di farsi un bagno rigenerante nel deposito di Paperone? Di nuotare a delfino tra le monete che sbrilluccicavano ovunque? Chi non ha pensato che il Drago della trilogia de Lo Hobbit non fosse poi così tanto fesso ad amare quel castello immenso pieno di ogni ricchezza? Ma soprattutto chi non ha mai desiderato di avere una carta di credito platinum&diamante senza limiti e una giornata a disposizione per usarla?
Ma molti di noi sono persone normali, che ogni mattina “combattono per il latte”, come diceva Cinderella Man, e guardano l’arrivo della bolletta sempre con un filino di ansia mentre il bonifico dello stipendio con un sospiro di sollievo.
Il denaro per le persone comuni è una fonte di soddisfazione immediata, permette di fare o avere cose, e se da un lato ci sono persone che sanno solo spenderlo, all’altro estremo della corda ci sono persone che lo sanno solo conservare.
Sono quelle persone che quando vedono il drago sommerso dal suo oro non vedono le borse e le scarpe bellissime in cui questo potrebbe tramutarsi, ma anzi pensano che sia bellissimo così com’è, tanto e immobile.
Per loro è giusto impegnarsi a fondo per accumulare denaro che non deve essere speso, e per farlo organizzano la propria vita su una modalità di risparmio che li pone in quella categoria che Molière derideva nel suo “L’Avaro” ma che a Roma si individua con “braccino corto”, come Gotzilla, che non riesce ad arrivare alla tasca del portafogli perché il braccio non è lungo e non ci arriva.
Detta così sembrano anche persone simpatiche, con questo difetto mentale che viene rappresentato visivamente, ma in realtà, quando esagerano, diventano oggetto di livore perché in realtà non sono tutti uguali e non si limitano al denaro.
Partiamo da quelli meno facili da individuare, quelli che hanno sicuramente i soldi ma non li vogliono spendere. Questi sviluppano una capacità di mimetismo in cui la loro tirchieria sembra parsimonia, magari perché si accompagnano con persone che sono parsimoniose perché devono, non perché vogliono, quindi le loro scelte coincidono, ma per motivazioni diverse. Il finto parsimonioso va in pausa pranzo a prendersi un cannolino siciliano dove ti regalano il caffè, appunto perché vuole prendersi il caffè gratis e il cannolino manco gli piace. E’ quello che cerca di limitare le spese superflue come uscire con gli amici, ma quando è costretto propone “l’apericena” per avere la sicurezza di quanto spenderà nella serata e che si farà alla “romana” con la precisa indicazione delle consumazioni. Quelli che si mettono il maglione usato di un parente non perché gli piaccia, ma proprio perché non vogliono spendere per comprarsene un altro. Che inseriscono alla voce “superfluo” cose che per le persone dalle mani bucate sono essenziali, come libri, vestiti, cellulari, pay tv. E magari avrebbero ragione pure loro se quell’apparente mancanza di attaccamento alle cose in realtà non fosse concentrata su un altro attaccamento: quello al conto in banca. Non pensano che sia inutile un paio di scarpe nuove perché non ne hanno bisogno, ma perché costa troppo e finché potranno tenere quei soldi fermi là, in quel limbo telematico a cui accedono dalla app del telefono, saranno contenti.
Ci sono poi i braccini corti che non se ne vergognano. Che te lo dicono proprio in faccia che loro vanno solo agli eventi e alle cene in cui li invitano e che non bisogna usare la lavatrice di giorno perché costa troppo la corrente. Quelli che trovano tutti i trucchi migliori per spendere meno di tasse, che controllano ogni conto e scontrino e che montano un delirio per l’addebito di un servizio da 1,49 euro da parte del loro gestore telefonico. Ma poi viaggiano solo in prima classe e solo con alberghi a cinque stelle e un tartufo l’anno se lo mettono sul piatto.
Infine c’è la versione sfigata del tirchio, quello che si applica, che briga, che fa tutto quello che fanno gli altri tre insieme ma sbaglia e non riesce mai a portare a casa il risultato: il tirchio stupido. Lui studia le tariffe più convenienti per spendere meno di bolletta poi non controlla le spese fisse oppure compra una cosa che costerà meno ma non funzionerà come dice lui. A volte decide di risparmiare sulle piccole cose, togliere due ore dalle pulizie di casa magari, per poi trovarsi a dover pagare la stiratura delle camicie in lavanderia spendendo il doppio. Questo tipo di tirchio è quello che fa più tenerezza, perché è il più convinto di tutti, ma è anche il più pericoloso, perché controlla molto più degli altri quelli che gli stanno intorno, sempre in cerca di quello che fa peggio, a suo dire, di lui.
Eppure non è solo il mondo materiale che dà spazio all’avarizia, esistono infatti i tirchi dei sentimenti, quelli che non sanno cosa sia l’empatia e che si relazionano con gli altri sperando nell’intimo di essere lasciati in pace e che non gli si chieda niente, soprattutto un favore. Il tirchio dei sentimenti è quello che ti offre una caramella sperando che tu non la accetti così ce ne sarà più per lui dopo, oppure che decide di fare una gita fuoriporta e dice di voler fare un pic-nic portandosi i panini da casa ma in realtà non vuole pagare il ristorante perché alla fine non era poi così interessato a stare con te.
Questi sono i tirchi da cui bisogna veramente stare alla larga, gli unici che possono fare i veri danni e i più difficili da riconoscere, anche se sono molto diffusi. Se incontrate un tirchio sentimentale però non vi spaventate troppo, basta mantenere la calma e chiedergli un favore. L’effetto sarà immediato e duraturo, sparirà immediatamente in una nuvola di zolfo mentre voi potrete sperimentare la frizzante sensazione di essere considerate, finalmente, delle persone “pericolose”.
Commentaires