Io devo andare in vacanza. Non è che ci sono alternative, sono arrivata al punto di aver superato l’odio per tutta una serie di cose e situazioni e sono proiettata nell’ipeuranio dell’apatia sociopatica.
La mattina apro gli occhi e ho due pensieri che sono nell’ordine:
1. Non sono ancora in vacanza.
2. Mancano tot. giorni alle ferie (faccio il conto alla rovescia, ogni giorno un giorno in meno).
Ho comprato il numero preciso di biglietti dell’autobus che mi separano dal non prenderlo più per trenta giorni (giorno più giorno meno). Anche la spesa è fatta in funzione dallo smaltire quello che c’è nel frigo e lasciare meno roba possibile.
Ho iniziato ad ammucchiare i costumi e la roba del mare da una parte, ma con discrezione, mentre valuto cosa ancora devo comprare i quello che rimane dei saldi, ma sempre in funzione del tempo libero che mi aspetta.
Sospiro davanti alle offerte last-minute valutando se posso permettermi una fuga non calcolata dell’ultimo minuto mentre comunque guardo foto di spiagge, alberghi, posti dove lavorano gli altri per farti riposare.
Modulo il lavoro in modo da chiudere più possibile e da non avere carichi pendenti che possano in qualche modo condizionare il riposo futuro che mi aspetta mentre ogni saluto ad un collega viene cancellato su una lista immaginaria dedicata appunto ai saluti prima delle vacanze.
Mi crogiolo pensando al tempo che potrò dedicare a progetti che non seguo mai, e che poi alla fine non seguirò comunque, oltre che all’idea di stare al letto fino a mezzogiorno senza problemi.
Agogno il vuoto mentale, l’idea di non dover avere a che fare più con nessuno che non mi sia legato per motivi sentimentali o genetici.
Sospiro davanti alle vetrine di Feltrinelli pensando a quali libri mi porterò e che se non mi pagano una fattura che devono pagarmi da sei mesi non comprerò mai più un libro da loro.
Sono talmente stanca che non ho neanche più la forza di incazzarmi quando mi mettono nelle condizioni di incazzarmi.
Voglio solo uscire di qui per un lasso di tempo continuativo di più giorni e farmi ritornare la voglia,o almeno l’idea della voglia di lavorare, perché ora come ora faccio fatica anche a scrivere, quindi vuol dire che sono arrivata oltre la frutta, direttamente alla composta.
Quindi non preoccupatevi se per qualche settimana le mie apparizioni, già di solito poco regolari, saranno ancora più sporadiche, lo faccio per voi, per ritornare fresca e pimpante*, come il mio cognome mi impone, oltre che per riuscire a contenere quelle strane voglie omicide che stanno diventando sempre più reali, come avrete notato dal tono di certi miei pezzi.
Quindi buone vacanze amici, che siano due giorni o due mesi, che lo spirito del fancazzismo sia con voi e che la forza di cocktail zuccherosi e poco alcolici vi dia la pace.
*(odio questo gioco di parole che usano con il mio cognome, quindi rendetevi conto di come sto se scelgo di usarlo di mia sponte)
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