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Panico da Natale


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Il Panico, con la “P” maiuscola, è una delle forme di paura più diffuse e stimate. Non è difficile incontrarlo nelle sale d’aspetto dei medici, specialmente dentisti e proctologi, o in quelle degli aeroporti, soprattutto se fuori c’è una tormenta di neve e il ghiaccio sulle ali del tuo aereo si vede dalle vetrate panoramiche della pista. Ma il Panico si presenta anche in occasioni formali, come il primo appuntamento o un colloquio di lavoro o l’interrogazione di greco.

Non è detto che sia legato ad esperienze traumatiche, magari un bell’attacco di panico ci viene a trovare mentre siamo in giro per strada a fare i regali di Natale, quando ci si blocca l’app “lista regali di Natale” e ci troviamo in un momento di vuoto assoluto in cui non sappiamo più a che punto è arrivato il nostro programma di “smaltimento delle rotture di palle natalizie”. Oppure mentre si posiziona il muschio del presepe e ci si ritrova faccia a faccia con un bacarozzo che si era trasferito per l’inverno in quel verde rigoglioso.

Sembra una cosa semplice il Natale, siamo tutti più buoni, pensiamo alle persone che amiamo, siamo circondati da decorazioni e dolci. Ma appunto sembra. La realtà è ben diversa.

Nella settimana prima del fatidico giorno tutto diventa drammaticamente importante, il menù del cenone, la dimensione delle stelle di natale, il numero di palle da posizionare sull’albero oltre che la scelta del ritmo a cui devono brillare le lucine fuori dalle finestre.

Ogni regalo va ponderato come fosse l’ultimo che verrà fatto, quello che condizionerà i nostri rapporti sociali negli anni a venire e che determinerà l’andamento stesso della nostra vita.

Un regalo giudicato misero piuttosto che brutto ci bollerà come micragnosi senza gusto, oppure se troppo costoso come sboroni dalle mani bucate. Niente ci potrà salvare dal giudizio di chi lo riceve e a volte anche di quelli che gli stanno attorno mentre lo apre.

E’ quindi normale presentarsi con un po’ d’ansia al giro di shopping che ci apprestiamo a fare in questi pochi giorni che ci separano dalla festa più famosa dell’anno. Solo che per alcuni il confine tra ansia e panico è esilissimo e lo scollamento psicotico dalla realtà dietro l’angolo.

Basta un giro nel negozio sbagliato o l’accavallarsi delle commissioni e si possono avere due reazioni ben distinte, entrambe pericolose per noi e per gli altri. La prima è il rifiuto, si decide drasticamente di non fare più niente, si butta tutto quello che si ha in mano e si corre a nascondersi dietro qualche scaffale assumendo una posa fetale finché qualche addetto alla sicurezza non ci trascina fuori dal negozio.

Se la prima è la passiva, la seconda è naturalmente aggressiva. Si compie uno shopping compulsivo che ci porterà ad acquistare oggetti non solo totalmente inutili e fuori da ogni senso, ma anche a farli impacchettare in modo che non si possano riconoscere e quindi distribuire con un minimo di raziocinio.

A volte queste reazioni sono precedute da classici tic, come scatti della testa e battito dell’occhio, o un raschietto che si produce in continuazione talmente forte che sovrasta le musiche natalizie diffuse tra gli scaffali.

Studi di un’università guatemalteca hanno ipotizzato che la causa di queste crisi sia la commistione di alti livelli di zuccheri raffinati e luci intermittenti delle decorazioni. In pratica, l’incontro di queste condizioni può portare ad un corto circuito neurologico che causa stati di agitazione frenetica, fame d’aria, crisi di pianto ed un desiderio irrefrenabile di picchiare il prossimo con bastoncini di zucchero.

Ma proprio grazie a questi studi, si stanno anche sperimentando delle cure, che permetteranno in un futuro prossimo di vivere in un mondo migliore, in cui gli elfi di Babbo Natale non saranno ghettizzati al Polo Nord e la Befana potrà usare la stufa a pallet.

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