Un pittore dell’Ottocento, Antonio Puccinelli, non famoso per le scene di genere, torna alla ribalta del mercato delle aste con un quadro inusuale per il suo stile, venduto alcuni mesi fa per una cifra dieci volte al di sopra della sua quotazione iniziale, forse grazie al suo soggetto: “La Moda”.
In una scena stretta e lunga, vediamo l’accalcarsi di una piccola folla cittadina davanti ad una vetrina, qui Puccinelli si dilunga con precisione e ironia nella descrizione di un evento del nuovo quotidiano borghese: l’ammirazione e la curiosità per qualche cosa che ora è “di moda”, ovvero desiderabile da tutti, raggiungibile a volte da pochi.
Il quadro mi piace perché racchiude tanti “tipi”, tanti personaggi, in una composizione vivace che presenta una varietà insieme emotiva e formale.
Il colpo d’occhio mette in evidenza prima di tutto le signore che si accalcano trascinando anche un marito e dei bambini, mentre uno strillone molto probabilmente annuncia la nuova moda che si può ammirare là vicino e altri gruppetti distribuiti sul lungo marciapiede di quella città dall’aria pulita e ordinata discutono animatamente appunto delle novità.
Un ragazzino cerca di vendere qualche cosa approfittando della confusione mentre una carrozza segue la composizione verticale e rimane parcheggiata là davanti, con il vetturino rassegnato in attesa che ritorni la passeggera, sicuramente nel mucchio delle signore, visto il mazzo di fiori abbandonato per la fretta di fermarsi e guardare.
Ma non tutti sono sensibili al nuovo, come il marito trascinato davanti alla vetrina che guarda con aria rassegnata, o la bambina che si distrae con i cani occupati a loro volta in un’annusata di sedere dichiaratamente beffarda.
La coppia di monache invece passa a debita distanza, e mentre la più anziana sembra voler deviare lontano la giovane butta timidamente un occhio alla vetrina.
Il pittore descrive qui con animo disincantato una piccola pazzia collettiva. Tutti che vogliono vedere i nuovi cappellini e le stoffe che cambiano, adeguarsi allo stile ed adeguarsi alla società. Ma sono le donne le protagoniste di questa frivolezza, sono loro che perdono tempo davanti alla vetrina e si fanno rapire dal fascino diabolico della moda. Mentre gli uomini e i bambini rimangono attoniti, travolti dalla veemenza femminile.
Così il quadro decuplica il suo valore all’occhio dei compratori perché di una modernità inquietante: anche oggi troviamo le stesse file davanti alle nuove capsule collection di alcuni marchi internazionali, lo stesso sentimento, che possiamo ormai considerare universale: la necessità di trovare qualcosa che ci identifichi nel linguaggio comune con gli altri, il desiderio di omologarci ma nello stesso tempo di mantenere il controllo della nostra unicità grazie all’acquisizione di un modello che diventa nostro ma nello stesso tempo può essere di qualcun altro, quindi compreso ed apprezzato.
Ma badate bene, altro lato importante di questo dipinto è che rappresenta un momento fugace. Il successo di quella vetrina non durerà a lungo e presto quel marciapiede si svuoterà.
Infatti, quando la novità diventa di tutti bisogna cambiarla, fare spazio a qualche altra cosa, perché la moda è il contrario della verità: cambia sempre.
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