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Il tepore di un bacio, Francesco Ciusa


il bacio francesco Ciusa 1883-1949

Francesco Ciusa, maestro dell’arte sarda dei primi del Novecento, ci regala opere intense che parlano di affetti privati e ideali sociali, costruite seguendo una plasticità morbida, forse ereditata dal padre ebanista.

Il piccolo gruppo che voglio raccontare è stato esposto nel 1922, alla Mostra Sardo-Piemontese di Alessandria, l’opera fu poi sviluppata in un gruppo ad altorilievo a figura intera, inserito nel bozzetto (1927) del monumento al generale Gandolfo, mai realizzato.

Ciusa ci regala l’immagine di un bacio, silenzioso, intenso, eterno. I volti che si incontrano e si uniscono sulle labbra, bellissime, chiuse, mentre i respiri sembrano fondersi ed il velo che copre le teste fa pensare da un colpo di vento che ha giocato con la sua leggerezza per rivelare quell’attimo. Un movimento lento, fatto di tensione muscolare, si indovina nella resa precisa e quasi dolorosa delle forme.

Un gesto semplice eppure complesso, che racchiude insieme la fine di un discorso e l’inizio di un altro, che può essere un saluto al momento dell’incontro o un addio.

Ma quello che conta è la dolcezza dell’abbandono al sentimento, il perdesi nella possibilità che tutto vada bene, che niente cambierà quell’attimo. Gli occhi si chiudono perché non c’è niente da vedere ma tutto da sentire ed il freddo del gesso diventa tiepido nella consapevolezza della dichiarazione reciproca che ognuno fa all’altro.

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