La mostra, in programmazione a Palazzo Sciarra, ovvero in una traversa di via del Corso, racconta la pittura inglese del Settecento ovvero l’evoluzione della sensibilità artistica di una popolazione che fino ad allora non era riuscita a distinguersi, da quel punto di vista, nel panorama europeo. L’inizio dell’industrializzazione, il cambiamento della società, l’apertura anche verso le altre culture artistiche, in particolare la scoperta dell’Italia, sono le basi di un percorso dove il soggetto implicito è in realtà l’attesa della pittura dell’Ottocento, quando i pittori inglesi sapranno fare la differenza sul panorama internazionale e diventeranno scuola da imitare.
Troviamo quindi una grande varietà di soggetti, dai paesaggi del Tamigi ai ritratti della borghesia rampante e della nobiltà, dai paesaggi che arrivano alla campagna romana alle immagini di opere teatrali di William Shakespeare.
E qui incontriamo i due quadri che valgono il costo del biglietto, ovvero i quadri di Füssli che rappresentano scene della Tempesta con Titania e Bottom. La poesia del genio inglese si materializza in immagini visionarie che si muovono sul filo del fantastico e dell’orrorifico, dove i personaggi da favola si stagliano sul fondo di una notte in cui tutto sembra possibile, prima di tutto la materializzazione dei sogni.
Per il resto ritroviamo tanta Italia, la ritroviamo in Canaletto che dipinge appunto il Tamigi, ma anche in Turner che si ritrova nella campagna romana ad immortalare il ponte di Ariccia, come a dire che i percorsi dell’arte non possono prescindere dalle influenze del barocco, della pittura di paesaggio ed in generale dall’allure che solo l’Italia sa dare all’arte.
Bello l’allestimento, con le pareti di colori diversi che richiamano un appartamento inglese come ce lo immaginiamo nei film tratti da romanzi della Austen, che accompagnano il visitatore con una gamma cromatica calibrata e gradevole. Come è fatto bene anche il catalogo, finalmente con delle schede dei singoli pezzi, quindi un oggetto utile oltre che gradevole.
Ed è quest’ultimo aggettivo che possiamo abbinare alla visita: una mostra “gradevole”, dove non vediamo cose eccezionali e giustifichiamo il fatto con quella “freddezza” che viene attribuita al popolo inglese e che si scorge nei quadri, ma è oggettivo che le opere di Turner e Constable, sinceramente, sono state particolarmente emotive per me.
Eppure il progetto è svolto con perizia ed attenzione quindi, a parte il citato Füssli, che appunto apre la porta al surrealismo ottocentesco e vale la pena ammirare sulle sedute che ha di fronte, posso dire di non aver visto niente che mi rimarrà nel cuore, ma magari rimarrà nel cuore a voi, quindi perché non dargli un’occhiata?
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