La storia è un po’ debole sin dall’inizio: Miss Marple viene invitata da una vecchia compagna di scuola a tenere d’occhio la sorella per un misterioso quanto vago presagio di sventura, quindi si trasferisce nella villa dell’anziana signora trasformata in istituto per giovani delinquenti e assiste invece a un omicidio che non era previsto all’inizio.
Ad aumentare la confusione i personaggi stessi: una famiglia “allargata” nel senso moderno del termine, con figli di ex mariti, nipoti di figlie adottate, e parenti vari acquisiti nell’arco di tre matrimoni dall’amica di Miss Marple, che rendono la storia un po’ caotica e dispersiva.
Agatha insomma non sembra molto convinta mentre scrive questo romanzo, in cui le morti non sembrano così violente anche se lo sono e i personaggi sono piatti e quasi noiosi nel loro essere troppo uguali gli uni agli altri.
Anche Miss Marple non brilla particolarmente, né per arguzia né per spirito, e i giochi di prestigio che ci promette Agatha assomigliano alla monetina che si nasconde nella mano e che poi si fa uscire da dietro un orecchio, un trucchetto che ci vuole poco a scoprire.
Da leggere se piace Miss Marple, perché l’adorabile vecchietta fa sempre piacere incontrarla, anche fuori dal suo villaggio.
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