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Ghiottona


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Io ho un problema con il cibo, ovvero mi piace mangiare. Perché sapete che al giorno d’oggi mangiare carboidrati, non rifiutare il dolce, cenare la sera, sono considerati tutti sintomi di un problema serio. Se non sei sempre a dieta, se non ti impegni per entrare in una taglia 38, se non lotti giornalmente per un fisico tonico e contro il male del secolo: la cellulite, non sei normale. Io invece faccio tutte le cose proibite elencate sopra ed altro ancora. È un istinto compulsivo: se ho fame devo mangiare, e io ho fame ogni tre ore, tranne quando dormo. Ma anche in quel caso mi capita di sognare cibo.


Devo chiarire che per ora riesco ad entrare ancora in una onesta 44 (taglia cinese, notoriamente ci danno taglie differenti per farci sentire grassi e tristi, ma è equivalente alla nostra 42) e soprattutto non mangio quello che capita per riempire lo stomaco, riesco invece ad applicare il mio essere pignola e, permettete la volgarità, rompipalle, anche in tema “mangiare”. Per esempio metto solo lo zucchero di canna nell’orzo, che deve essere in tazza piccola, possibilmente di vetro, e molto schiumato. Ma quando parliamo di schiuma non é quella robaccia con le bolle, ci vuole la schiuma di latte seria, che sia densa come crema, ma non come la panna, che riservo al caffè vero e proprio. Questo però molto raramente, perché la caffeina crea dipendenza e già mi basta quella che ho per il fritto. Questo è un sintomo gravissimo della mia malattia: se é fritto per me non solo è commestibile, ma bisogna assaggiarlo. Ho poi un debole per il prodotto stagionale, dai funghi alle castagne, per passare ai carciofi e ai tartufi, bianchi possibilmente. Questi ultimi li considero un investimento economico migliore dell’acquisto dell’oro e sono legati sempre ad un certo senso di rimpianto, non faccio in tempo a farne una grattata sul risotto che già è finito e mi sto affettando le dita. Il capitolo dolci poi è un tasto dolentissimo, sono una piccola ossessione, tranne la pastafrolla, che detesto. Quindi escluse le crostate, i biscotti e le torte della nonna, per dirlo alla romana: “me magno tutto”. Il debole per eccellenza é il cioccolato. Citando una mia carissima amica: “il cioccolato è una cosa seria”. Ed è vero, mica tutti i cioccolati sono uguali! Potrei passare ore ad elencare tipologie e gusti, ma ve lo risparmio. Mi conservo solo un brividino di piacere nel ricordo di certi wafer ricoperti di cioccolato fondente che spariscono in estate e che ora mi attendo, ammiccanti e provocatori, nell’espositore di un rinomato negozio estero, ovvero milanese. Così la mia vita sembra una continua competizione tra ciò che voglio, ciò che faccio e ciò che dovrei fare per seguire l’opinione comune sulla necessità di una vita sana che coincide con un sederino di marmo. E tutto questo é stressante a volte. Immaginate con che occhi mi guarda il mondo mentre, accerchiata da un fiorire di insalate e tonno in scatola, io addento un pezzo di pizza bianca con la mortadella. Allora capirete anche come mi sento ogni giorno, quando apro il cassetto della scrivania e vedo quel bacio perugina che mi fissa come la mela del peccato originale. E come fai a non mangiarlo sapendo che al suo interno racchiude una frase sull’amore geniale che potrebbe far svoltare la tua relazione asfittica dandoti una cosa da dire al tuo lui che gli faccia capire quanto é poco romantico? Oppure che potrebbe regalarti un momento di buon umore e simpatia o di riflessione sui grandi tempi della vita? Poi trovi: “Se l’amore, nomade benedetto, è tuo ospite, tienitelo caro. (Azizoddin Nasafi)” e pensi: – Almeno c’é la nocciola intera…

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