Converrete con me che il weekend non dovrebbe durare solo due giorni: è troppo poco. Per la precisione per me è dalle 18.00 del venerdì alle 07.30 del lunedì. Non c’è neanche il tempo per farsi una dormita di 15 ore se si ha qualche commissione in sospeso da fare.
Io ritengo che la mia produttività sarebbe ottimizzata se iniziassi a lavorare di mercoledì, ricordo che “né di Venere né di Marte si dà inizio all’arte”. Inoltre l’orario di lavoro dovrebbe essere dalle 11.00 alle 13.00, lavorare più di due ore al giorno logora.
Ma logora anche inserire troppi impegni in questi due giorni che il destino ci ha dato per riposare. In questo lasso di tempo microscopico non si può pensare di: fare la spesa al mercato, andare in lavanderia, portare gli stivali dal ciabattino, andare al cinema, cenare a casa di amici, ricambiare l’ospitalità a casa propria, mangiare una pizza, fare il brunch in un locale di moda, andare al teatro e poi al dopoteatro, fare shopping, leggere un libro, passeggiare in un parco, andare dall’estetista o comunque farsi la ceretta alle braccia da sole e mettersi lo smalto, fare un giretto da Ikea, anche se non ci serve niente ma una fermata a mangiare i miniwürstel ci sta sempre bene.
Solo a pensarci ho il fiatone. Eppure non posso non fare tutto quello che mi prefiggo, perché il tempo libero deve essere usato, altrimenti non sarebbe libero per niente. Così divento schiava del tempo libero. E ci si stanca tantissimo. Fateci caso, la domenica sera vi sentite come il giovedì sera, con una pesantezza che però non ha quella speranza che ci viene dall’immaginare la possibilità di potersi riposare in un immediato futuro.
La domenica sera, che assume un tono triste soprattutto in inverno, quando fa notte alle cinque e quindi diventa sera subito, ci rendiamo conto che la lista delle nostre attività nel weekend ha superato ancora una volta la nostra aspettativa di risultati e che una larga parte andrà rimandata al weekend successivo, così al vecchio si accumula il nuovo, in una spirale impossibile da evitare una volta intrapresa.
In questo modo, il lunedì alle 7.30, quando suona la sveglia, apro gli occhi e mi domando: “ma è già lunedì?” E sento il mostro sotto il letto che ridacchia e dice. “no peggio, è ancora lunedì”.
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